lunedì 21 aprile 2014

ECO TRAIL de Paris 2012

Il cielo sopra Montematre assomiglia a una schiuma di champagne di stelle attorno al sorriso stretto intenso ed elegante della luna. Parigi: il fascino romantico dei locali sulla collina del Sacro Cuore, delle insegne luminose lampeggianti e trasgressive di Pigalle, come il famoso Moulin Rouge. Qui le strade hanno il sapore di storia di Impero Francese, di Napoleone e del Re Sole, di teste rotolate in Place de Concorde, della rivoluzione di Robespierre e Danton, di caffè nei quali Heminguay e altri artisti si ritrovavano a conversare la sera. Parigi odora di arte antica e moderna, di calici di bordeaux ed escargot nelle viette di Marais e di profumi di crepes , croissant e baguette che escono dalle boulangerie.
La torre Eiffel è il simbolo di questa di città e probabilmente di tutto il paese. Progettata dall‘ingegnere Gustavo Eiffel, il quale progettò anche la struttura interna della statua della libertà a New York,;coi suoi 324meti, per molti anni è stata la struttura più alta del mondo ,costituita da 3 piani raggiungibili mediante 1665 gradini o i più comodi due ascensori.
Sabato mattina, dopo una colazione a base di cappuccino e croissant nella patiessere vicina al piccolo hotel in zona Les halles, io e Lucy ci dirigiamo verso la metropolitana. Dobbiamo raggiungere le nostre rispettive partenze,lei Versailles per la 50km e io a Saint Quentin per la 80km. La nuova sfida si chiama Ecotrail de Paris. Quando mi ero iscritto a Dicembre ero un po perplesso: 1500 mt di salita a Parigi?ma dove? Dove sono le montagne? Stessa osservazione degli amici con i quali ho parlato poco prima di partire. La grande spinta per iscrivermi quattro mesi prima era stata che l'arrivo della mia gara fosse sul primo piano del simbolo di Parigi, sulla Torre Eiffel, che avrei raggiunto dopo il tramonto, e quindi tutta illuminata.
Il giorno precedente eravamo stati sulla torre come turisti, un'oretta di fila per accedervi, in ascensore, sovrastati da un cielo azzurrissimo e un caldo imprevisto . Tre anni prima ero salito lassù con mia mamma.
Dal secondo piano la vista in lontananza scorge la Basilica del Sacro Cuore, il quartiere della Defense, la cattedrale di Notre Dame,il grattacielo Montparnasse Sotto di noi i verdi Champ de Mars, dove avrà fine la fatica Lucy il giorno dopo, il Trocadero, l’hotel des Invalides ,l'Arco di Trionfo, la Senna e tutto il resto della città. Guardando dalla parte sud ovest mi concentro sul verde dei boschi che si estendono fino a sparire dallo sguardo. Il giorno seguente in mezzo a quei boschi avrei lasciato il mio felice sudore. Proprio di fronte alla struttura di ferro imponente, su Quai Bradly, lungo la Senna, gli organizzatori avevano allestito il tendone per il ritiro pettorali . Ottime le operazioni di consegna e di comunicazione e informazione. Una ragazza italiana che studia in Francia ci accoglie e ci toglie qualsiasi dubbio traducendo le nostre domande agli organizzatori. Dopo aver fatto un giro tra gli stand degli sponsor siamo spariti per gli Champs Elysee per una passeggiata romantica. Dopo 24ore saremmo stati di nuovo li su Quai Bradly. In metro verso le nostre partenze attraversiamo il dipartimento dell’Alta Senna ed entriamo in quello di Yvelines. Lucy è tesa, è il suo primo trail di una distanza importante, alcuni trailer ridono in fondo al vagone spensierati, altri mascherano la tensione parlando tra loro mentre quelli intorno a noi, vestiti super tecnici alla Kilian Jornet, guardano fuori dal finestrino seri e forse con la stessa preoccupazione di Lucy.
Cinquecento anni prima il Luigi XIV, il Re Sole, fece lo stesso viaggio sulla sua carrozza sfarzosa. Per sottrarsi alla città allora scomoda, sporca, rumorosa, stretta, inquietante , in cui muoveva i primi passi il fenomeno de “la fronda”, una sorta di movimento insurrezionale di ribellione sociale, decise di spostare la monarchia a Versailles.
Lucy partirà proprio a pochi passi dalla reggia, che in principio era stato solo un capanno di caccia del predecessore del Re Sole.
Passa mezz'ora e Lucy e i suoi compagni di avventura col braccialetto arancione di riconoscimento ci abbandonano. Sono solo le 9 e manca un'ora e mezza alla loro partenza.
Rimaniamo solo ,quelli con il braccialetto rosso,cioè i trailer della 80km ,il treno rimane semivuoto anche perché è abbastanza presto ,noi partiremo a mezzogiorno
All'uscita della stazione sono già pronti 2 pullman ad aspettarci, per portarci a una decina di km di distanza ,alla base regionale de Loisir di Saint Quentin.
Il posto è stupendo, anche se ci faccio caso a malapena in quanto sono impegnato a pensare alla logistica, a cercare il deposito borse, a fare la fila per i bagni e pensare a come vestirmi.
E’ caldo, più del previsto, e non importa se arriverò col buio, perché starò correndo con uno zaino sulle spalle di 2 o3kg.
Ci sono i tendoni del circo sul prato del golf club che fa parte di quest'oasi dove i parigini staccano la spina nelle belle domeniche di sole. Si può andare a cavallo, fare vela o nuotare nel lago,passeggiare, stendere il plaid per il picnic, andare in bicicletta o correre come nel giro di poco avremo fatto noi.
Qui cinquecento anni fa non c’erano che paludi e zanzare . “Il più triste dei luoghi, senza vista, senza boschi, senza terra, senza acqua, perché tutto è sabbie mobili e palude”, narravano i cantori di allora.
Poi con la costruzione del capanno da caccia, che diventerà pochi anni dopo la Reggia famosissima, il territorio fu bonificato e reso una tenuta di caccia elegante prima e oggi un bellissmo luogo di svago e natura.
Cinque secoli dopo 2000 trailers, armati di zainetto con camel bag si apprestano a spaziare per le antiche tenute della monarchia a caccia non di prede, ma di se stessi.
Il materiale obbligatorio che ci potrà essere controllato consiste in una riserva di acqua di almeno un litro e mezzo, una riserva alimentare, il telefono cellulare,la coperta di sopravvivenza, una lampada frontale con pile di ricambio, un braccialetto riflettente, un bicchiere pieghevole per bere ai ristori, un sacchetto in cui riporre i rifiuti, per non sporcare l'ambiente in cui correremo.
Mi era sembrato un po' esagerato un litro e mezzo di acqua anche se la gara sarebbe stata di semiautonomia, cioè con pochi ristori idrici e alimentari,2 più uno solo di acqua in 80km. Ma il mese di Marzo non è Agosto per cui mezzo litro pensavo sarebbe stato più che sufficiente. Stesso pensiero che per partire più leggeri abbiamo fatto in molti.
Incontro Maurizio, Massimo, alcuni altri italiani con cui parliamo e ci confrontiamo per un po', si scherza, chiedo: "ma dove sono le salite? io venendo in qua non le ho mica viste” e Massimo: "Io l'ho fatta l'anno scorso, vedrai che te ne accorgi se ce n'è o no di salita, non partire forte, il primo tratto è molto veloce ma se ti rimane dell'energia dopo ti servirà tutta”.
A mezzogiorno in punto si parte,con la solita allegria e spensieratezza e, la solita emozione,che ti sa regalare lo sparo dello start di qualsiasi gara. Il gruppo sembra essere partito per una 10km su asfalto, si va a 4’ al km, “questi sono matti” penso.
Dopo un km diminuisco la velocità e li lascio andare. Siamo in 2000 e ci si spinge, si lotta coi gomiti per la propria fetta di strada e per fortuna i sentieri attorno al lago sono abbastanza ampi. Fa caldissimo ma non mi preoccupo. La borraccia è piena e il primo ristoro sarà dopo 22 km ;abbastanza veloci, con qualche piccolo strappetto, a Buc, prima dell'altopiano di Saclay.
Si corre un po’ sull'erba verde intenso del campo da golf attorno al lago del paese omonimo, Saint Quentin, poi dentro i boschi della foresta demaniale di Versailles. Uno vicino all'altro, dove superare diventa un ardua manovra e il caldo si fa sentire sempre di più km dopo km, anche se l’acqua nella borraccia cala in modo graduale.
Tantissime famiglie ci applaudono, i bambini ci chiedono i 5 con le mani, sono venuti lì in bicicletta, a piedi, per trascorrere una giornata di relax nella natura, in un'oasi di immensa grandezza a pochissimi passi dall'asfalto e dallo smog del capoluogo francese.
Al ristoro di Buc siamo solo a un quarto dell’opera, sono passate un paio di ore e sono sciolto dal caldo. Bevo un sorso di coca e riempo la boraccia. Ci vorranno altri 24 km prima del rifornimento successivo. Mangio la mia barretta e riparto. Sto bene. Da qui il percorso dovrebbe essere più duro, le salite più lunghe e con maggior pendenza.
Corro sulle prime salite, mentre qualcuno già cammina. Andrea da casa mi comunica che sono 460esimo.
Sono perplesso. O sono più schiappa di quello che pensavo e sto facendo fatica correndo a vuoto oppure gli altri avanti sono dei marziani o sono partiti troppo forte. Non è poi così importante.
Ho la Torre Eiffel che mi frulla per la testa. Siamo a qualche km in linea d’aria dalla maestosa reggia di Versailles che ho vistato 3 anni prima, l’antica residenza reale con un parco di 800ettari di cui solo 300 di bosco.
Le salite continuano ad alterrnarsi e il caldo ora non lo sopporto più. Continuo a sorseggiare la borraccia mentre i km non scorrono più velocemente come prima. I trailer cadono come birilli, sulle salite e anche nei falsipiani, camminano mentre io continuo a correre ma a 13 km dal secondo rifornimento finisco l ‘acqua. Leggo gli sms di mamma e papà che da casa fanno il tifo per me e Lucy. Ora cammino. E’ un giramento di testa, un'arsura di pensieri, di gola e di gambe. Abbasso i booster. Guardo intorno alla ricerca di acqua, una fontana, un chiosco di bibite, una bottiglia nelle mani di qualche spettatore. Niente. Niente di niente. Cammino . Guardo gli altri trailer e anche loro sono stravolti. Chiedo acqua e mi rispondono che non ne hanno più. Osservo i laghetti e mi viene la tentazione di prosciugarli. Eppure siamo nel mese di marzo non in agosto e non siamo nel Sahara ma nei dintorni di Parigi!!! Chiamo Andrea che mi sta seguendo dal sito della corsa: “mi sono messo a camminare,qui è un caldo pazzesco, ho finito l'acqua, non c’è nemmeno una mezza fontana e mancano ancora 12km al rifornimento!!!Non voglio deluderti” mi risponde: "vai Gianlu, vedrai che ti riprendi, stai andando bene! qui ti stiamo seguendo e lo faremo fino alla fine!”. Dagli sms del mio amico i primi hanno già passato Medoun da poco.
Sorrido e a tratti riprendo a zampettare.Siamo nella foresta demaniale di Meudon , la tenuta preferita dei re per cacciare data la moltitudine di animali presenti.
I km di arsura non scorrono mai, sono quasi le 4 di pomeriggio e so che fra poco l'aria si rinfrescherà di brezza della Senna. Calpestiamo il prato di Vallacoublay costeggiando i laghi di Medoun, Chalais e Villebon, ma ancora neanche l'ombra di una goccia d’acqua potabile.
Finalmente arriva il km 45. Entro dentro credo un cimitero e da 2 fontane esce l'acqua più buona e più fresca che io abbia mai bevuto. Mi bagno la faccia, bevo fino a scoppiare fermandomi almeno 5 minuti.
E’ troppo bello udire anche solo il suono dell'acqua che scorre, guardarla, odorarla,quando l'hai sognata e desiderata per molto tempo. Riparto con lo stomaco stracolmo e salendo sui gradini del paese ne rimetto fuori una parte.
I primi 4 sono già al 67esimo km, ma come fanno, volano????
Dopo un km siamo al rifornimento ufficiale di Medoun, fiancheggiando l'importante osservatorio astronomico che costituisce parte di quello di Parigi. Ora siamo passati nel dipartimento dell'Hauts de Senne. Inizio a connettere di nuovo ma per le gambe ci vorrà un po' di più per riammorbidirsi dopo la disidratazione.
Il prossimo obiettivo è il km 55 di Chaville, dove è posto il ristoro alimentare! Porsi piccoli obiettivi senza pensare a quello finale risulta determinante delle volte, un passo dopo l’altro, poi un altro ancora e tutto diventa più semplice. Al 47esimo km troviamo una postazione dove alcuni addetti dell'organizzazione fermano i trailer a campione per controllare il materiale obbligatorio nello zaino. Se qualcosa fosse mancato sarebbero scattati tempi di penalizzazione per il trailer in fragrante a seconda del tipo di oggetto mancante o addirittura l'immediata squalifica. Squalifica che sarebbe scattata secondo la carta etica firmata il giorno precedente, sia se fossimo stati sorpresi a gettare rifiuti per terra o non soccorrendo un altro trailer in difficoltà o chiaramente tagliando parti del percorso.
Pochissimo asfalto e si cambiano le foreste da un distretto all’altro. Parigi mi sorprende positivamente, i polmoni della città sono infiniti, non passa mai la voglia di correre nella natura incontaminata, vicino a strade asfaltate a pochi metri, nascoste egregiamente dai rami degli alberi.
Al ristoro del 55esimo ritrovo Massimo che mi dice che anche lui è stato bloccato dal caldo e le gambe non girano più. Lo rincuoro e ripartiamo.
La borraccia è piena, sono le 17:30 e l'aria è quasi perfetta. Andrea mi scrive che a Sevres sono passati in 17.
Mia mamma mi rincuora via sms e mi da la posizione di Lucy. Chissà se lei è già arrivata, se sta bene, dove sta in quel momento.
Incomicio a riprendere decine di trailer che corricchiano o addirittura camminano. E su ogni salita io continuo a correre bene mentre anche quelli che corricchiavano si mettono al passo.
Salgo i gradini del palazzo di Chaville sempre correndo, tra gli applausi e vedo la Torre Eiffel. Mancano 20km ma la torre Eiffel è visibile. Sembra lontanissima,penso che sia impossibile che la distanza possa essere di solo 20km, però la sento anche vicinissima. Prima di allora non si era mai vista quasi si fosse nascosta, come una bella signora quando si prova un vestito elegante. E il suo vestito elegante per la sera pieno di luci colorate è già nella mia fantasia.
Sorrido, mi volto numerose volte guardandola e scusandomi come un gentiluomo quando il percorso me la mette alle spalle.
Scrivo un sms ad Andrea: “Mancano 20km,sto bene, ho bevuto e ora li vado a prendere tutti”
Di quelli che sono partiti troppo forte o che il caldo ha rintronato in modo significativo, ne supero a decine. Andrea mi risponde: “dai Gianlu, ora sei 150esimo, che rimonta che stai facendo!”
Ormai sono l'unico che corre sulle salite di media o piccola lunghezza o sugli scalini, è fresco e il sole ci sta salutando piano piano sparendo dietro l'orizzonte.
Arrivo all’ultimo ristoro idrico al km67. Vedo Parigi. Rivedo la torre mezza illuminata. Ho voglia di ripartire subito, di infilarmi tra le stradine della città prima che venga il buoi completo che mi costringerà a tirare fuori la frontale dallo zaino.
Scendo dalla collina di Sevres fino a alla Senna e ora sono nella periferia della città.
Sto bene, le gambe girano, a tratti faccio i 4’30’’ al km e mi impongo di rallentare,perché voglio arrivare col sorriso. Si scende e si sale e poi di nuovo dai gradini lungo la Senna, supero altre vittime che non corrono più, la Torre è sempre più vicina e la bella signora si è finalmente cambiata e ora indossa l’ abito di pailettes di luci. Osservo con discrezione all'altezza del suo ombelico, il primo piano, dove è posto il mio arrivo. Penso preoccupato: "quando arrivo sotto non è finita, chissà quanti gradini mi aspettano, chissà quanta fatica ci sarà ancora da fare?!".
Passò la Statua della libertà e ci sono quasi. Mia madre continua a mandarmi sms di incoraggiamento. Finisco l'ultimo sorso di acqua e vedo lontano la folla di fronte al Quai Bradly. La bella signora lampeggia impazzita di luci gialle e blu ,segno che sono esattamente le 20.
Come farò a passare in mezzo a tutto quel caos di gente? Risalgo gli ultimi gradini dell'ultimo ponte, il Pont d’Iena e devo scansare i turisti con le braccia. Un addetto dell'organizzazione mi fa attraversare e ora sono sotto di LEI. Dove devo andare? Vedo il mio percorso: è transennato, tutto per me e senza nessun turista che mi intralci, anzi, sono 200mt in cui gli spettatori, la gente incuriosita e quelli che stanno facendo la fila per salire applaudono fragorosamente ai lati. Emozione, batticuore a mille. Vedo Lucy. Non so se fermarmi, darle un bacio,scavalcare le transenne o accarezzarle solamente il viso. Scelgo quest’ ultima mentre mi dirigo all’entrata del Pilone est. Ci sono 2 uomini ai lati della porta, uno per darmi il biglietto di ingresso come fossi un turista normale e un bodyguard in smocking che mi controlla lo zaino secondo le norme antistrage. Subito dopo entro e sono solo gradini. Quattro minuti interminabili, misti di fatica, eccitazione, sensazioni di ali ai piedi, emozione, salgo i gradini a due a due. Sto benissimo, potrei ancora fare un'altra trentina di km se volessi……ma……..ma non voglio, si fa solo per dire!!!!uno della sicurezza mi sorride e mi dice: “still a few steps” penso:”Few??? quanti sono few? ho il cervello annebbiato”. Dopo pochi secondi realizzo: “few, pochi, ancora pochi gradini!”. Non faccio in tempo a pronunciare queste parole che vedo l'arrivo. Non so perché mai la gioia che ho provato in quel momento sia stata maggiore dell'arrivo più duro, più avventuroso, più devastante, l'arrivo dell'UTMB di 166km, ma la gioia è un emozione,è un'alchimia strana e non la puoi controllare o spiegare razionalmente. Salto in alto sulla scritta “arrivè” e apro le braccia come se avessi vinto. Ci sono gioie che arrivano inaspettate e in quel momento non smetti di ridere quasi fossi pazzo, non tanto per la prestazione sportiva, anche se pensandoci negli ultimi 30km ho superato 362 persone arrivando al 98esimo posto,non per la lunghezza o la durezza del percorso, ma per tutto l'insieme, per il fascino che una corsa sa regalarti, nel sentirti nuovamente vivo ed essere contento di esserlo quando per mesi ti sentivi morto dentro, di respirare aria nuova nella magia di una notte di schiuma di champagne di stelle sopra il cielo di Parigi.



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