giovedì 11 febbraio 2016

Deserto bianco




 "Lunghe notti mi permettono di sentire...
 Le luci si spengono
 Sto cadendo al sicuro per terra…..
 Eddie  Vedder


 Deserto bianco intorno, nient'altro. Non ci sono case,strade,animali: solo il rumore della neve che dai rami cade di tanto in tanto. Il sole si è
da  poco svegliato e l’aria è ancora frizzantemente gelata dopo una lunga  notte.
 Non siamo a Name o Whitehorse ,non ci sono husky slitte o igloo, questa è la via innevata e
 ghiacciata che conduce a Cortebona, nel Parco Nazionale dello Stelvio .
 Per il terzo anno consecutivo sono qui, carico di provviste,indumenti e speranze. A fare cosa?A fare fatica? A sfidare me stesso?Per gareggiare?
Probabilmente nessuno di questi è il motivo principale per cui sono di nuovo qui. a notte fonda.  Ma tante cose sono cambiate.
Ho il numero 25 appiccicato addosso,anche se a tratti mi dimentico di essere in gara perche’
 trasportato in un'altra dimensione.
 La Grande Corsa Bianca è questa. Un evasione dalla realtà di tutti i
giorni, un esasperazione della spirito di avventura, della sopravvivenza, dell’autosufficienza, dell’ ingegno e della tua esperienza.
 La Grande Corsa Bianca è la neve che ti arriva alle ginocchia e non ti fa andare avanti, sono le scarpe bagnate che ti rendono i piedi spugnosi e doloranti;sono le mani ghiacciate che rendono difficile aprire la cerniera della giacca;la grande Corsa Bianca è il niente che ti ritrovi attorno che per me è proprio tutto quello di cui ho bisogno .
Gran parte della buona riuscita di questa avventura non si costruisce nelle settimane precedenti, con allenamenti folli fisici ,metodici.O ce l'hai nella testa o non ce l hai.
Gran parte della riuscita della prova è nel tuo zaino e nella tua mente; dal tuo bagaglio: da come l hai sistemato e da cosa hai portato e a cosa hai deciso di rinunciare. Dai ragionamenti in
 base alle previsioni  meteo del giorno precedente e dopo il briefing due ore prima della partenza:ciaspole?, Quanto cibo?Che consistenza avrà la neve?Quanti tratti saranno solo di erba?Un guanto o un calzino ,un particolare in più o in meno  possono rivelarsi determinanti, stando però attenti a non avere troppo peso appresso.
Se la prima edizione(edizione 0) era stata caratterizzata da neve e bufera fin dalla partenza,temperature non fredde e neve fino al ginocchio che avevano portato gli organizzatori per ragioni di sicurezza a
sospendere la gara dopo 75km, la seconda edizione 2015 era stata
baciata dal sole il primo giorno con neve profonda e fastidiosa a tratti, per poi ritrovare un'altra piccola bufera il giorno seguente.
La Grande Corsa Bianca alla  sua terza edizione nel 2016 cambia ancora
 scenari:Freddo. Molto freddo. Tratti senza neve e molto ghiaccio.
Per cui vietato l’uso della slitta; caschetto e ramponcini che si aggiungono al materiale obbligatorio che già comprendeva sacco a pelo pesante,lampade,cibo,coperta di soccorso,e kit per il pronto soccorso.
Nonostante avessi delle nuove scarpe con ghetta integrata e chiodini per il ghiaccio,avevo preso con me lo  stesso i ramponcini più “seri”.Insieme a 7000 calorie sotto forma di torrone,frutta secca e speck a cubetti. Il  corpo più è freddo più tende ad aver bisogno di maggior combustibile per
 riscaldarsi. E le mie condizioni fisiche prima della partenza non  erano già
delle migliori. Dimagrito,inappetente, grosse occhiale,stanco,poco lucido, conseguenza di 15 giorni di influenza trascurata.
Ma un avventura è un avventura, e un sogno rimane sempre un sogno aldilàanche delle condizioni fisiche .Il vero sogno è quello di essere capaci ancora di sognare....
Pronti ,partenza ,via!!!! Dalla piazza di Ponte di Legno accanto a Pietro ,alpinista bolognese tostissimo appartenente al mio stesso team.
Sono le 16 di giovedì 21 Gennaio .il tempo è perfetto. Fa freddo ma c’è il sole. In un ora e mezza arriviamo sul passo del Tonale bruciando 600D+  . Dovremo percorrere 145km e 6000D+ . Una decina in meno dello scorso anno.
Il cambio della guardia tra la notte e il giorno ci regala una vera magia.
C'è la luna piena e i colori del cielo, quelli sulle montagne e riflessi sulla neve sembrano una cartolina, anzi molto meglio.
- Pietro ma quello che abbiamo davanti agli occhi è una foto ritoccata da Photoshop?- occhi lucidi
Non scorderò mai la luce ed i colori di quella notte.
Anche se l umore e il fisico non erano dei migliori.
Sono solo al km 10,  ma non riesco a essere lucido e fresco come dovrei.
Arrivo al Centro Fondo di Vermiglio un ora prima del 2015: lo scorso anno qui avevo rotto la slitta e avevo dovuto trovare un modo alternativo,quello che poi stavo adottando oggi, lo zaino. Un panino sgranocchiato e via  sulla  seconda salita fino a Malga Cadì per altri 600d+ insieme a Ruggero con cui avevo diviso il traguardo l anno passato, ma lo perdo quasi subito.
 La notte inizia a pizzicare dal freddo. Non mi copro, non voglio sudare mentre sto salendo .Sudare a queste temperature può essere davvero pericoloso perché il bagnato col freddo ti si congela addosso. Oltre al pericolo di disidratazione . Un pericolo molto frequente in quanto spesso si sottovaluta l idratazione perché anche se non si suda si perdono molti liquidi facendo questi sforzi tende e si tende a  bere meno. Le gambe non girano, io sto esaurendo le poche energie con cui
ero partito e mi fa fatica anche mangiucchiare e fermarmi per coprirmi mentre salgo verso i 2000mt. Mi dico che mi coprirò arrivati alla Malga Cadì.  Ma la salita sembra non  finire mai, me la ricordavo piu’ breve. Non ci sono più segnali. Mi sono perso. Ma almeno  non sono l unico , siamo in tre.
Chiamo Marco Berni al telefono e mi spiega che siamo saliti troppo.
 In mezzo alla neve profonda cominciamo a scendere ma per tenere il
 passo degli altri due non riesco a stare in  equilibrio. In un attimo finisco fino
alla  pancia dentro la neve. Sono stanco ,bagnato e ho appena perso il thermos nella neve.
 Entro nella malga Cadì al km32 con lo spirito opposto dell'annopassato. Ho freddo e sono cotto. inizio ad avere pensieri negativi e le  ore di gara sono appena 8. Mangio qualcosa ma continuo ad avere freddo
addosso.Il bagno nella neve inizia a far sentire i primi effetti.
Prendo una bottiglia di plastica per sostituire il thermos, ma non sarà la stessa cosa perche per non fare ghiacciare l acqua  la dovrò tenere nello zaino tra i vestiti mentre il thermos lo avrei potuto lasciare fuori e quindi più comodo da usare.
Firmo sul registro di passaggio ed esco dalla malga. Intanto stanno arrivando un anche tutti gli altri
atleti che avevo lasciato alle spalle. Non sono convinto. Ho freddo. E al prossimo luogo chiuso mancano 12km.
Faccio mezzo chilometro e continuo ad aver freddo ai piedi che poi si irradia nel corpo e nella testa e mi fa venire i brividi. Eppure ho scarpe con una  sola chiusura a cerniera , ghette integrate alla scarpa, ghette supplementari al ginocchio e calzini in primaloft. Non posso cambiarli già ora dopo solo 32km. Ne ho solo 2 paia di scorta;l’ anno  passato con neve più profonda ho cambiato le calze al km 60 e al km103.
Ragiono e torno indietro fino a rientrare.
- Che fai ?Non puoi rientrare, hai già firmato ,ti ritiri?- Mi chiede  il volontario fuori dalla struttura
- Non lo so se mi ritiro, forse, ora però devo rientrare e ragionare-
Non importa quante calze mi restano, la’ fuori saranno -15gradi e il mio corpo ha freddo.
 In fretta mi cambio mutande e calzetti .
Riparto.Il tratto seguente non presenta  salite particolare, anzi tende in discesa ma ha tratti un esposti e col ghiaccio ci sarà da ridere.
Meglio molto meglio viaggiare coi piedi asciutti.
Nel bosco le discese sono davvero ripide e ghiacciate;scelta giusta inserire i ramponcini nel materiale obbligatorio.In un tratto sono state messe pure delle  corde.
 Ausilia con la fat-bike per scendere compie veramente un autentico capolavoro,di sedere trascinandosi il mezzo sullo scivolo di ghiaccio. Donna sportivamente da ammirare, per tenacia e spirito.
 Il freddo però non fa sconti e comincia ad aumentare addosso; la pila frontale non so per quale motivo inizia a darmi problemi. E io non sono neppure troppo lucido.
 Provo a spegnerla per risparmiare le batterie; d’altronde c è una
luna  piena luminosa; ma il fondo ghiacciato non permette di distrarsi a scampagnata per cui la riaccendo.
 Penso di essermi perso di nuovo, non posso permettermelo. Mi gira la testa dalla stanchezza, non ho neppure mangiato e bevuto nulla, sto facendo una cazzata dietro l altra, non sono del tutto presente.
 Aspetto Ausulia che mi rassicura sul percorso, dice che manca solo un chilometro.
La seguo. Come un cagnolino. Come uno stanco che non sa più dove andare.
-Mi devo fermare , ho freddo e non ho più energia-
- Fermati un pò a riposare in baita poi decidi dopo- Mi risponde la regina dell’Iditaroid. Ma il freddo no, non posso sfidarlo più in quelle condizioni.
 Siamo a Case di Viso al km 45.
- Mi fermo, non ne ho più e andare la fuori in queste condizioni è pericoloso.-dico io
- Va bene, per ritirarti devi fare i 3 km in discesa fino a Pezzo- mi
 risponde il gestore della baita
 Guardo fuori, penso all’aria gelida e a me che sto tremando anche davanti il camino .
-Quando chiudono i cancelli?Ora sono le 3-  Chiedo
- Domattina alle 10-
-Ok domani mattina vengo giù con voi-
Non riesco a toccare il cibo ma mi sforzo. Non riesco a scaldarmi.
Tremo,tremo tremo. Ho tutti gli indumenti addosso e sono davanti al camino. Anzi più che davanti sono praticamente dentro. Ma niente. Mezz’ora e continuo a tremare. Immagino già l’elicottero che mi viene a prendere-
No!!!! Non può finire così!!!Devo trovare una soluzione. Dove volevo andare?in Finilandia?in
 Alaska? ma vai a cagare Gianluca, facevi meglio a guardare “C’è posta per te” sul divano
Il sacco a pelo.
Entro nel sacco a pelo da -20gradi confort e mi stendo sulla panca vicino il camino.
Intanto continuano ad entrare atleti che mi riconoscono e salutano..
Non ho una bella cera. Dentro il sacco a pelo continuo a tremare.
Il freddo è come un virus. Una volta che ti è entrato addosso, puoi coprirti,scaldarti avanti a un fuoco , bere e mangiare cose bollenti ma se hai passato la soglia non te lo levi più da dentro.
Man mano che passano le ore smetto quasi di tremare.
Alle 6:30 esco dal sacco a pelo e mangio una zuppa.
I gestori della baita mi guardano come miracolato. Mi vesto e quando vedo arrivare la scopa insieme a Valerio decido di scendere a Pezzo.
Da li valuterò che fare.
Usciamo con Roberto e un altro atleta e proseguiamo.
Ma invece di scendere si sale e non ci sono più le bandierine del percorso.
 Chiamo gli altri due che erano un po piu avanti:
-Ehi non è questa la strada, non ci sono più fettucce!!!!-
- No no tranquillo, li vedi i segni delle fat-bike e degli sci sulla neve ?Sono
 passati di qui!-
Penso un attimo .Può anche aver ragione. Anche se la luce del giorno ormai è
arrivata preferisco arrivare a Pezzo in compagnia, non  voglio rimanere solo.
 No!!!!!! la strada non è quella. Rischio. Anche se dovessi fare qualche chilometro in più,
ma torno indietro da solo. In quel momento capisco di essere di nuovo padrone dei miei pensieri,delle mie decisioni, so quello che sto facendo e sono di nuovo presente.
Ieri ho sbagliato tutto, per mancanza di lucidità.
 Ma quello che ho passato stanotte mi ha ridonato quello spirito di
 attenzione , quell’ energia ,quella voglia con cui non avevo iniziato la gara.
 Avevo ragione ,avevamo sbagliato strada.
 Arrivo a Pezzo ma non mi ritiro. Ho davanti una giornata di sole, una nuova voglia e stasera col freddo mi rifugerò in un altra baita. Il corpo comunque è svuotato, non ha molte energia, un pò perche ne ero
 partito sprovvisto e un pò perche il freddo se n’era poi portata via una  buona fetta.
Dopo essermi perso anche nell’ abitato di Pezzo mi ritrovo di nuovo nel nulla, quel nulla che però  mi piace tanto.
Direzione Cortebona.
Ricomincio a sorridere,a fermarmi sistematicamente per mangiare e per bere; riaccendo il cellulare, pubblico una foto con la linguaccia su Facebook. Sento la fatica ma adesso è gustosa e piacevole.

E' freddissimo, siamo sotto zero ma il sole riscalda come in una
giornata di Agosto.
La stradina si inerpica a tratti leggera a tratti pendentissima ma
ormai Cortebona è nel mirino.
Alle spalle  mi sono lasciato una decina di atleti, uno con gli sci, uno con la fat-bike e gli altri a piedi. Scoprirò che si sarebbero fermati tutti tranne due.
Dentro la casa a Cortebona c'è il giovane Massimo che si è ritirato e si stupisce di trovarmi li, mi aveva visto stramorto a Case di Viso e invece forse non sapeva che io che ho sette vite come i gatti, e forse neppure io.
Tempo un quarto d'ora e sono già fuori.Nel bianco. E’ mezzogiorno e devo fare più strada possibile. Ho solo quattro ore di vantaggio sui cancelli orari e non so quanto il fisico reggerà e se la prossima notte avrò bisogno di riposare e
stare al caldo, non posso rischiare quello che ho rischiato la notte che è appena passata.
A Chistol c'è il più bel ristoro della corsa, a base di pasta,di  torte e di ogni ben di Dio. Dentro abbraccio l organizzatore Marco Berni e Ausilia  che con la fat sta facendo una gran fatica sulle salite ripide e ghiacciate. Lei come gli altri in bicicletta devono spingere a braccia il mezzo pesante 20kg sulle rampe del percorso.
In ogni modo io ho una mia scorta alimentare nello zaino, ragionando come se non ci fosse nulla nei ristori, come due anni fa  durante l’edizione 0  dove nelle baite  non c’era nessun cibo ma solo acqua calda.Sono  le 14 ed è proprio l’ora di pranzo e con la pancia piena posso proseguire tranquillo verso la
Val Grande. Il cancello chiuderà alle 20, io per tenere il vantaggio di 4 ore dovrò  arrivare alle 16. Nonostante tutto sono felice, non ho idea se vedrò l'arco di arrivo, non sono nemmeno a metà, ma la grande serenità ritrovata in mezzo le difficoltà, la stanchezza e l’incertezza mi fa capire che sono nel posto giusto, nel posto dove devo stare e mi fa sentire bene.
Ghiaccio ghiaccio e ancora ghiaccio. Non si arriva mai. L’ entrata in Val Grande è meravigliosa , aperta e infinita.Il quinto controllo è posto proprio nella malga più lontana in fondo la valle. Li trovo il giovanissimo Giacomo e suo papà Roberto che stanno per ripartire..
Il sole sta per tramontare e mi aspetta la salita ai Pianacci che è anche il punto più alto della gara da cui bisognerà passare due volte.Bisogna che arrivi su prima che faccia troppo freddo almeno stasera e poi
il secondo passaggio lo farò domani mattina quando ci sarà il sole.
I Pianacci quest’ anno non li raggiungeremo con la strada innevata ma per il
sentiero, una salita ostica con  pendenze enormi che con la neve che man mano che si sale
diventa profonda . Come hanno fatto le fat-bike a passare di qui? E Ausilia che era stanchissima come farà?Anche io sono molto stanco , dopotutto sono già 25 ore che cammino con 12kg sulle spalle. Ma non come la notte precedente: piano piano ho ricominciato a fare le cose con metodo,con pazienza e non ho sbagliato più nulla.Le calze sono un pò fradice ma ancora tengono caldo.
Tutto procede meglio che potessi immaginare, solo che devo sbrigarmi, i cancelli potrebbero
non perdonare.
Arrivo ai Pianacci senza accorgermene,anche se con fatica,sprofondando  nella neve della piana
che porta alla struttura,.
Dentro la struttura trovo Diego, Giacomo e Roberto. Non sono più solo.
Tra l’altro dalle info che avevo sembrava che si fossero fermati alle mie spalle e io fossi ultimo. Ultimo però vuol dire che sono ancora in gioco.
Riparto immediatamente da solo senza aspettare gli altri tre .Sono le 20 circa e da qui ci ripasseremo fra 40 km. Infiniti 40km.
Mentre scendo incrocio le segnalazioni degli atleti che ritornano indietro e mi assalgono dubbi . Non posso permettermi di sbagliare strada ora che forse mi sto riprendendo . Manca ancora troppo, un errore
può compromettere fisico e psiche.
Oltretutto la negligenza della notte prima aveva fatto scaricare le due luci frontali e anche le pile di scorta perchè non le avevo riposte tra i vestiti ma le avevo tenute nelle tasche.
Non posso sbagliare qualcosa. Meglio fare un passo indietro e ragionare che farne due avanti e sbagliare. Quando sfidi te stesso al limite sbagliare può compromettere la prova.
Rifaccio i 2 km di salita e dopo un ora sono di nuovo alla Malga. Un
po’ agitato per via forse della  stanchezza mi faccio spiegare bene la strada e
capisco che ero su quella giusta.Pazienza . Mi faccio prestare da Diego tre pile
per la mia frontale:tutta un altra cosa vederci.
Ripartiamo tutti e quattro insieme in discesa verso il lago Mortirolo per poi raggiungere la forestale piana che porterà alla malga Giupressa.
Incrociamo gli atleti che stanno tornando, Pietro ,Ruggero, Marco, fa un certo effetto rivederli.
Tutti quanti  lamentandosi del viaggio infinito per  raggiungere il check point 7. E avevano ragione. Percheèdopo una via dritta lunga ore quando pensi di essere ormai arrivato, il sentiero si inerpica di nuovo, ti allontana per poi scendere e allungare di altri 45 minuti di sonno fame e freddo.
Per fortuna la fatica viene ripagata : la malga è bollententemente calda , le signore molto ospitali. Divoro due piatti della miglior zuppa mai mangiata e mi corico sulla brandina mentre solette e scarpe si
asciugano davanti al camino.
-Quando vuoi che ti svegli?-
-Non mi svegliare, mi sveglio io , non ho piu fretta-
Non posso permettermi che per la foga possa farmi  perdere il gusto di
quel viaggio che avevo ripreso per i capelli  e passare un altra notte come quella precedente.
Riposo di gusto,cambio gli ultimi calzini e ren riscaldato esco ultimo in direzione(infinita) verso il ritorno al lago di Mortirolo.Con una grande serenità addosso.
Mi agito in città in mezzo al traffico. Mi agito se non trovo qualcosa subito e penso di averla persa. Mi agito se qualcosa non funziona come vorrei.Mi agito se non ho quello che voglio e più ho più ne  vorrei. Mi perdo in un bicchier d’ acqua, e spesso inciampo su gradini minuscoli.
La serenità che da qualche anno mi donano questi luoghi ,queste fatiche è impagabile. Perchè lo fai? Perchè sei qui? Per ritrovare un altra persona. Una persona ,Gianluca che ritrovo solo qui,quel Gianluca che ho scoperto anni fa, quello che per tanti motivi non aveva fiducia in se stesso e in mezzo il niente, in mezzo le difficlota da superare, lontano da tutto quello che è superfluo si trasforma in una persona completamente diversa. Perche per essere felici basta davvero poco, e quando abbiamo tutto sembra ci manchi sempre qualcosa.
Mentre mi stupisco di con quanta serenità affronto stremato e svuotato la seconda notte a -15gradi, vedo la luce di una pila.Mentre mi viene incontro riconosco Roberto. E' sfinito. lo credevo si fosse
ritirato. Che roccia. Ha la barba ghiacciata come nelle foto di quelli che affrontano
le imprese del grande Nord. Ha la voce stanca ma ce la puo’ ancora fare.
Lui deve ancora arrivare alla Malga Giupressa mentre io sto tornando proprio da lì.Mi chiede quanto manchi. Guardo l’orologio e siamo a metà strada, quindi ci vorranno un paio di ore almeno. Mento spudoratamente e gli rispondo che mancherà poco più di un ora. Non lo posso abbattere. Il cancello
orario del Mortirolo è alle 14 e ora sono le 6 di mattina. Non avrà molto tempo per riposare, ma ce la può ancora fare.Incredulo dopo poco vedo anche Flaviano con gli sci. Ha steso un sacco sulla neve e sta trascinando il suo zaino per far riposare le spalle. Le mie sono devastate. Anche se alleggerite perchè avevo adottato la tecnica della spugna per i piatti fissata col nastro adesivo come imbottitura dello spallaccio . Guardo l’orologio e penso che non ce la farà,è al limite del tempo: invece arriverà un minuto prima del tempo massimo al Palazzetto di Ponte di Legno, alle 20:59 mentre tutti eravamo già a
fare festa e brindare. L'ultimo applaudito forse più del primo.
Pensavo che ormai non avrei  più incrociato nessuno . Un eroica Ausilia con la fat-bike portata a mano insieme alle scope che la seguivano come angeli custodi mi saluta.
I suoi occhi sono stanchi ma trasmettono serenità e positività. Lo sa da sola che non sarebbe arrivata in tempo al cancello delle 14ma ci sta provando comunque. La neve e la stanchezza non le permette di montare in sella e pedalare. Sono le 6 e 45. Quell’orario lo ricordo bene. Lo ricordo perché ho sperato che Ausilia potesse rientrare nei tempi. Anche se credo che per lei la felicità non stia nel traguardo  ma nel viaggio in se stesso. Lei è la Grande Corsa Bianca. Lei è lo spirito
delle traversate del grande Nord. Da persone come lei ho preso esempio
nell’approccio delle  mie avventure stupende .Ricorso un video della sua Idistaroid insieme al compagno Sebastiano. Piangevano davanti a un alba,l'ultima alba dellla gara. Tutto finito. Stavano per arrivare e piangevano di commozione per quel viaggio che purtroppo terminava.
Arrivo alle sette e mezza al rifugio Antonioli. 30km alla fine. Il gestore come sempre ospitalissimo mi offre qualsiasi cosa chieda. Oltre al panino e il caffè mi consegna un foglio con scritto: "Al rifugio Antonioli il grandissimo Gianluca Di Meool numero 25". Mi si siede a fianco Mario Sterli uno dei tre pazzi organizzatori e parliamo un po',ma la voglia di tornare la’ fuori ha il sopravvento,.Non ho fretta ma ho voglia, proprio voglia.
Sbrano la salita ai Pianacci in meno di un ora e mezza, e neanche mi fermo dentro la struttura. Sono le 10 di mattina e fa caldo,sembra di essere in Africa, invece siamo ancora sotto zero.
Gli ultimi 25 km sono infiniti:sei ore e mezza tra paesini , piste ciclabili e tratti erbosi. Vezza, Temu’, Vione e finalmente Ponte di Legno.
Fa cosi caldo che rimango per un momento anche in maniche corte. Mi levo due
dei tre pantaloni che indossavo da due giorni:calzamaglia, tuta da
gara di sci di fondo e sovrapantaloni anti-vento.
L’ arrivo al Palazzetto di Legno è anonimo. Non c è nessuno ad
applaudirmi, ad aspettarmi,fotografarmi.Non c’è più nenache l’arco di arrivo che è stato tolto qualche ora prima.L’ abbraccio di Marco Berni e di Luca  che aveva vinto la gara con la fat è la mia medaglia al collo.

Si perche dopo 48 ore e 30 minuti di gara non sono gli applausi che cerchi, cerchi pace. Cerchi di ragionare su quello che hai fatto, su quello che sei, su quello che hai perso. Sei frastornato, perché l’arrivo è una fine, non è un traguardo.Penso al video di Ausilia e Sebastiano. Sono bollente, forse ho la febbre. Riaccendo il cellulare e vedo chiamate ,notifiche, messaggi .Quello che mi viene per prima cosa è sedermi e pensare. Frastornato. Che è tutto finito. Da un lato liberazione per la fatica. Non ho più energia. Sono svuotato di qualsiasi energia. Dall altro lato tutto finito. Quel silenzio,la neve, le notti
di luna piena, le albe .
Difficile in un momento tornare ad essere l altra parte di me stesso. Gianluca vive là, su quelle montagne. Il suo spirito vive e si ritrova solo quando sono solo con me stesso, in mezzo al nulla, un nulla bianco , completamente bianco.

Lunghe notti mi permettono di sentire...
 Le luci si spengono
 Sto cadendo al sicuro per terra
 Quando vuoi più di quello che hai, pensi di avere bisogno
 Quando pensi più di quello che vuoi, i tuoi pensieri cominciano a
 svuotarsi
 Penso di aver bisogno di trovare un posto più grande
 Perchè quando hai più di quello che pensi, ti serve più spazio"
 Eddie
 Vedder