lunedì 21 aprile 2014

Tor des Geants 2012 "la Porta per il Paradiso"

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Un silenzio assordante risuona intorno.
Gli occhi chiusi faticano ad aprirsi, come incollati da una patina fredda e semisolida.
Sento freddo dentro, un freddo paralizzante. Sì, sono come paralizzato.
FORSE SONO MORTO. FORSE è L’ANTICAMERA DELL’INFERNO, MA UN INFERNO NON INCANDESCENTE COME SE LO IMMAGINANO TUTTI, MA AL CONTRARIO, UN INFERNO GHIACCIATO, CHE GELA FINO A LACERARTI LA PELLE IN PIAGHE.
Sbatto gli occhi per provare a vedere, per sapere cosa sta accadendo attorno a me. Tento con le mani di toccarmi il viso ma mi sento come paralizzato dal freddo; il viso una maschera di ghiaccio e comincio a essere terrorizzato. Voglio urlare, piangere ma neanche quello riesco a fare. Tento almeno con le gambe di cercare un contatto col mio corpo: da quanto tempo sono qui? chi mi c’ha portato? Dove sono? Ma soprattutto.. cosa sta succedendo?
Quelle dietro la schiena sembrano pietre e sopra di me vedo tutto nero. Tutt’attorno è nero, è una notte fredda e buia. PIAN PIANO metto A FUOCO UNA LUNA SOTTILISSIMA, STILIZZATA, CHE RENDE LA NOTTE LEGGERMENTE ILLUMINATA E NEL CIELO COMPAiono STELLE.
, se questo è l’inferno, non è poi cosi male se ci sono anche le stelle. Mi accorgo che pronuncio frasi e pensieri senza senso, sto delirando, devo capire, devo rialzarmi , devo tornare a casa, sono nel panico. Inizio a muovere mani e gambe in maniera robotica e mi fanno malissimo, urlo per il dolore, mi fanno male le dita dei piedi e delle mani, ma soprattutto quelle delle mani. Sono tutto bagnato, coperto da una patina semiliquida …è neve .. questa è neve! E sta cadendo a fiocchi ….Dio che bella!!! Bella? Aiuto…tutto intorno è illuminato dalla luna e dalla neve ….Sono congelato e bagnato fradicio. Indosso il mio guscio giallo e sulla testa sento qualcosa di pesante… ah la frontale!! Allora stavo facendo un trekking! Da solo? Sotto la neve? Di notte? sono matto? La frontale non si accende, provo a spingere ripetutamente il tasto di accensione ma nulla. La prendo in mano e mi accorgo che è il vetrino è rotto e devo stare attento a non tagliarmi. Sto sanguinando dalla testa, che, col bagnato e la terra, pizzica tantissmo. E ora cosa faccio? Ho un cellulare?
Tocco le spalle e mi accorgo di avere uno zaino. Provo a tirarmelo via di scatto ,veloce,stupito ma al tempo stesso bisognoso di chiamare aiuto. Non viene via, non mi muovo, devo alzarmi, ma non riesco a mettermi in piedi. Trovo un chiusura di sicurezza al torace e la apro, in pochi secondi cerco la zip, la trovo e ci infilo una mano dentro nella maniera più disperata. Vestiti, ci sono vestiti, non c’è altro cazzo. C’è una bustina dentro, tiro fuori la roba non capendo cosa in realtà sia, la luce non è abbastanza per non confondersi. Con le mani provo a fare come farebbe un cieco, usando il tatto. Riconosco la mini pila che ho comprato poco tempo fa. Siiiiii. L’accendo e mi acceca gli occhi. Ho freddo. sto congelando. Se non chiedo aiuto, all’inferno ci finisco davvero. Sono vestito di giallo…. attorno ci sono pietre come avevo già percepito prima, sono un infinità di pietre e vedo alcune corde blu sopra di me. Non riesco a orientarmi, muovo la pila cercando di capire dove sono, quale strade sono percorribili, luci o segni di vita e quale possa essere una direzione giusta o per riconoscere qualcosa di familiare o che possa sembrare salvezza. Non capisco ….
Il cellulare…devo cercare il cellulare!!! Dai, se ho trovato la pila troverò anche il cellulare. Nel frattempo mi chiedo come mai abbia tutto questo materiale addosso, che ci faccio qui, una gara? Mah…Mentre rovisto per cercare il prezioso oggetto tele comunicativo….sento all’altezza della vita qualcosa che mi da fastidio.. qualcosa che punge, E’ una spilla, e fa malissimo…non riesco più a connettere ,a restare lucido…qui continua a nevicare e le mani fanno fatica a muoversi, faccio fatica a chiudere questa spilla. Mi accorgo improvvisamente di un pezzo di carta.. è un pettorale… allora è una gara! Si… ora ci siamo.. allora mi staranno cercando…continuo ancora a sanguinare dalla testa. 307….Tor des Geant. !!! Tor des Geants… ma come..?
Mi sono perso? Sono caduto sicuramente…. ma qui non passa nessuno? avrò perso il sentiero e qui come lo ritrovo? chi mi ritrova? Panico…Non trovo il cellulare. Devo andar via da qui, dal nulla che non riconosco, devo andar via con quel poco di energia che il freddo mi ha lasciato. Si ma dove… la strada è in salita, io non ho forze. Vedo dei segni bianchi e rossi, meno male.. almeno vuol dire che sono su un sentiero! Mi conviene scendere? Non ho tempo di ragionare… lassù sembra che la salita si fermi per cui potrò vedere dall’altra parte cosa vedo, perchè nella discesa dietro alle mie spalle non c’è una luce.. non scorgo nulla di amichevole. Ora ricordo, si, il Tor ! Ero con Fabio e Luciano poco fa…ma loro hanno continuato da soli?
La partenza stamattina è stata fenomenale, tutti con le mani alzate sulla musica di Bob Sinclar, poi Vangelis e Vasco Rossi…il Col dell Arp e il rifugio Deffeyes, il pubblico sui sentieri come al Giro d’Italia….o come allo stadio prima di un derby, le telecamere , gli elicotteri… contornato da uno scenario da paura…le risate con Fabio Luciano e Sabina…come si stava bene stamattina. Poi ricordo il Passo Alto dopo la piana del Deffeyes e ricordo le scarpe mi facevano malissimo!! Si è vero, ho sbagliato numero.. e Alessando me le ha portate alla base Vita Di Valgrisanche!! Piango…..Penso a quell’ abbraccio col mio amico, all’abbraccio con i colleghi venuti da Bologna al rifugio Deffeyes per incoraggiarmi….Lucy, mia mamma….piango ancora.
Poi cos’ è successo?? Sono arrivato alla base vita dopo 48km devastato per aver corso male….forse troppo piano e con le scarpe strette e mi facevano male le anche, i glutei, la schiena, le piante dei piedi. Nemmeno le scarpe rodate che Alesando era andato a prendere con 2 ore di viaggio avevano fatto il miracolo!! Ero partito già con un virus intestinale, debole e con la pressione bassa…ma parlare, ridere e condividere quei posti meravigliosi con Luciano e Fabio mi aveva fatto dimenticare il mio stato. Allora è vero che la testa può influire sulle condizioni negative, anche se fino a un certo. Allora è vero che se tu non pensi a un dolore o a una situazione negativa …quella stessa non ti sopravvale immediatamente?
Mangiamo e ci cambiamo….al ristoro c’è di tutto, scatolette di tonno, uova, affettati, pasta, dolci…caffè, thé, Sali minerali….barrette, frutta fresca, secca. Che spettacolo! Un ragazzo dell’organizzazione ci chiede se vogliamo dormire o fare la doccia ,noi rispondiamo che vogliamo solo cambiarci e ci porta in una stanza semibuia. I miei compagni di viaggio hanno deciso di aspettare che il mio amico Alessandro arrivi con le scarpe di salvezza..anche se ci vorranno ore. Mi tocca il cuore…si ricordo….piango ancora….dove sono Luciano e Fabio???
Quando ripartiamo alle 23:30 abbraccio forte il mio migliore amico venuto da Vercelli apposta per vedermi e io che per colpa di queste scarpe non gli potrò dedicare neanche un minuto per ripagare i miei compagni di viaggio dell’attesa durata due ore. La notte è fredda , ma non troppo e non nevica. Allora perché ora nevica e fa tanto freddo? Perché prima c’erano tante persone sul percorso e ora nessuno??? Ricordo che dopo il Col Fenetre non riuscivo più ad andare neppure in discesa e sulla salita dell Entrelor mi sono ritrovato solo. Si, solo e avevo il cuore che batteva all’impazzata.. avevo paura che scoppiasse, non respiravo. Facevo 50mt di dislivello e poi mi fermavo…poi ne facevo solo 10 e mi fermavo 5 minuti, ma poi il fiato era sempre cortissimo e ho deciso di ritirarmi. Il punto ristoro per ritirarmi era lontanissimo e ho dovuto raggiungerlo scollinando i 3000mt. Ma non nevicava….Sarò mica ancora sulla salita del colle Entrelor e tutti si sono dimenticati di me? Che giorno è? Il mio orologio mi dice che è giovedì… nooooo… qualcosa non torna allora… su dai che qui sennò ci rimango come l’uomo di Similaun…
Mi tiro su di peso sulla corda azzurra, sono stanco oltre al freddo che mi congela, ma la forza di sopravvivenza ora mi da nuove energie, quelle che durante la gara invece non trovavo . Scivolo sul bagnato, fortunatamente la neve non ha coperto tutta la strada.
Piano piano ripensando e facendomi mille domande, provando a ricordare oltre il vento che si alza sempre di piu… forse siamo in vetta…e se per scendere cado? Qui stavolta sono cavoli…
Vedo qualcosa a pochi metri. Salgo su un po’ con le mani anche se con la mia minipila non si vede nulla. Sono su. La neve rende instabile il passaggio, sembra una porta verso il Paradisio non verso l Inferno ma è cosi piccola che bisogna stare attenti a dove si passa., “Alta via numero uno Col de malatrà m 2925 Courmayer 5h” Cosa????? Sono salvo!! Lucy ricordi che eravamo qui quest’ estate?? Dai dai!!! Il mio Tor sta finendo….all’improvviso mi sento vivo..laggiù, da qualche parte, c’è il rifugio Bonatti e chi si ritira ormai.. sto per concludere il Tor des Geants…..fra poco sarà mattina e io sarò nella piazza gremita di gente…e chissenefrega del freddo!!! …ci penserò dopo se prendo una polmonite. Guardo il silenzio imbiancato sulle pietraie del vallone di Malatrà…Quello che un attimo prima sembrarti l’inferno, rialzandoti numerose volte mentre continui a cadere e con le ferite addosso, può improvvisamente e clamorosamente trasformarsi nella porta del paradiso, in una vittoria inaspettata. Quando pensi di avere perso la strada e di aver finito tutto ..tutta la tua vita…rialzandoti e lottando puoi cambiare le cose e magari non sono cosi tragiche come ti sembravano quando eri a terra. Courmayeur e la mia vita ORA mi aspettano.
D’improvviso di nuovo il buio. Sono di nuovo steso a terra. Ho la bocca arsa ma non ho più freddo. Ma come? Dov ‘è la valle del malatrà? Mi alzo di scatto questa volta e batto forte la testa da qualche parte. Panico. Nessuna luce della luna, delle stelle, della neve. Cosa cavolo succede?? inciampo su qualcosa e sparo un imprecazione….sono scarpe…infatti sono scalzo. Tocco attorno a me le pareti….no no no.. dove sono ora? Arrivo ad un interruttore e accendo la luce. Questa è camera mia. La borsa gialla del tor buttata sul pavimento, vestiti sporchi, scarpe, un disastro totale ..ma quello che più mi getta nel panico è che mi chiedo che ne è stato del Tor. stavo per arrivare, ero cosi felice e invece eccomi qui, come un topo in gabbia.
Accedo tutte le luci di casa e accendo il pc…..Tor des Geant…. gara momentaneamente sospesa per neve… è mercoledì 12 notte e io sono al caldo di casa mia…ma io vorrei essere al Tor. Ora ricordo…sono arrivato sul Col dell Entrelor….ma alla fine della discesa sono salito sul pulmino e mi sono davvero ritirato. Non sono neppure riuscito ad arrivare almeno a Cogne, passando dall’amato col du Loson…ma non ce la facevo.. non ce l’avrei fatta…spesso non pensare alle condizioni negative può allontanarle momentaneamente ma quando si sommano e arriva il freddo o il sonno…il conto arriva tutto insieme ed è salato e se hai portato al limite un fisico che non doveva neppure partire, ne paghi le conseguenze, conseguenze che si trascineranno per mesi. Per cui non ho rimpianti. Sfidare le condizioni negative esterne e interne è da grandi, è da GIGANTI, perché prima o poi le sofferenze possono mutare il loro corso e l’ inferno può diventare il paradiso. Ma è altrettanto vero che essere GIGANTI vuol anche dire sapersi ascoltare, non portarsi allo stremo mettendo così in pericolo la propria. Essere GIGANTI vuol dire anche ragionare e respirare da GIGANTI.
Ho sognato di essere sulla porta del Paradiso del Tor des Geants. L’ ho solo sognato ….per questa volta. Prima di mettere quel pettorale non era un mio desiderio estremo finire il Tor des Geant ma l’ennesima sfida impossibile. Dopo essermi infilato quel pettorale e aver respirato l’aria Tor, dei suoi partecipanti….spettatori e volontari.. dei suoi prati e delle sue vette…è diventato anche un sogno. Risvegliarsi è stato terribile, umiliante per me stesso e per la mia autostima.. per la voglia di arrivare al rifugio Sogno a Gressoney, poi al Malatrà. Si, le delusioni si devono trasformare in energia positiva invece di spegnere i propri sogni e la propria vita, annullandosi davanti a un pc. seguendo la gara da lontano..….e sorrido di ammirazione per tutti i Giganti che hanno concluso il loro viaggio. Un viaggio. E sembra retorico e banale scriverlo, ma è un viaggio dentro se stessi che assomiglia al viaggio della vita. Inseguendo i propri sogni, grandi o piccoli che siano, ma con determinazione, tenacia, coraggio … razionalità e follia in dosi equilibrate ….. si perché i sogni si conquistano spesso con una buona dose di FOLLIA.








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